Il mondo del merchandising e delle agenzie pubblicitarie è stato uno dei settori che hanno risentito maggiormente dell’anno Horribilus che stiamo tutti vivendo, in particolare tutte quelle agenzie che si occupavano di gadget di largo consumo per eventi, fiere, società sportive, concerti e tutto il comparto dello spettacolo.
Gli articoli promozionali che tracciavano il mercato e che producevano numeri davvero importanti nella maggior parte delle agenzie pubblicitarie improvvisamente hanno rallentato notevolmente le loro vendite e alcuni di loro si sono quasi completamente bloccati. Parliamo degli evergreen del nostro settore:
- Penne e articoli di scrittura
- T-shirt e abbigliamento tecnico
- Articoli da viaggio (zaini, trolley, sacche, portadocumenti, etichette bagaglio etc)
- Block notes, agende e calendari
- Shopper
Di conseguenza ovviamente sono anche cambiate le consuetudini e le abitudini di molte attività che erano solite omaggiare i propri clienti in maniera diretta grazie ai loro punti vendita o grazie all’organizzazione di eventi o meeting (parlo di quelle realtà che cmq hanno potuto o in un modo o in un altro provare a restare aperti).
In questa condizione si sono creati due scenari ben definiti:
- Il totale tabù verso l’argomento Merchandising
- Il ricollocamento dei budget destinati al merchandising tradizionale in specifiche azioni di fidelizzazione di “qualità”
Nel primo caso, c’è stata la totale eliminazione della parola “Gadget” o “Abbigliamento promozionale” o “merchandising” tra tutti i Responsabili acquisti e Responsabili Marketing, i quali dietro ordini dall’alto, hanno destinato i budget all’acquisto di DPI per contrastare la pandemia, rimandando a tempi migliori l’argomento.
Nel secondo caso invece sono stati spostati i budget per gli articoli promozionali di largo consumo in azioni mirate a rafforzare il rapporto di fidelizzazione con il cliente già acquisito.
Avendo meno possibilità, soprattutto offline, di incrementare il numero dei clienti si è puntato maggiormente su delle operazioni a premi o su delle vendite abbinate, atte ad aumentare la Loyalty e il legame con lo zoccolo duro dei clienti già acquisiti.
Pertanto se fino a pochi mesi fa un’attività era solita omaggiare chiunque entrava o acquistava nel proprio punto vendita o partecipava a un evento, con un gadget uguale per tutti e dal valore solitamente medio/basso, durante il periodo Covid, molte aziende hanno premiato la fedeltà e la costanza all’acquisto del proprio prospect con dei premi di marca al
raggiungimento di particolari obiettivi o fatturati (sempre facilmente raggiungibili) o in prossimità di particolari ricorrenze come la festa del papà, festa della donna e via dicendo.
LA FORSENNATA CORSA AL DELIVERY E ALLA CONSEGNA A DOMICILIO OFFLINE E ONLINE.
Moltissime realtà aziendali nella piccola e media impresa si sono dovute adattare alla velocità della luce, o nell’allestire un e-commerce o nella consegna a domicilio e molte di esse hanno deciso di abbinare un piccolo omaggio a chi nonostante il periodo difficile constinuava ad accordare loro la propria fiducia.
Ecco alcuni esempi o casi studio:
- Nel settore della ristorazione, alcune attività hanno omaggiato chi usufruiva del servizio a domicilio con un lunch box personalizzato da poter utilizzare per l’asporto diretto in modo da abbattere i costi di trasporto e di gestione.
- Alcuni venditori ambulanti che potevano svolgere il proprio lavoro solo ed esclusivamente tramite le consegne a domicilio, hanno deciso di consegnare personalmente il proprio gadget e spesso e volentieri era una semplicissima penna touch o una tote bag.
- Una azienda che vende prodotti tipici esclusivamente online ad ogni spedizione inseriva nel pacco un segnalibro in carta reciclata con stampato un QRCode con un codice sconto riservato.
Ho voluto inserire alcuni esempi che ho avuto modo di seguire o verificare direttamente proprio a testimonianza dell’immediato adattamento che il nostro mondo del merchandising ha dovuto fare in questo periodo.
In definitiva potremmo dire che il gadget di largo consumo non è propriamente morto, diciamo che è assopito, stanco, in letargo, ma pronto a ritornare, magari in maniera più equilibrata e consapevole.
Regalare tanto per regalare non è la strada per una fidelizzazione che fa la differenza, anzi è uno strumento che consolida l’abitudine, e spesso l’abitudine annoia, facendo si che il cliente inizi a guardarsi intorno e magari si rivolga ai nostri concorrenti.
QUINDI NON TORNEREMO PIU’ A LANCIARE CAPPELLINI PROMOZIONALI DAI PALCHI DEI DJ-SET?
Sono certo che torneranno i tempi in cui
- da un palco si lanceranno su una folla accalcata e festante, i famosi cappellini baseball della nostra radio preferita
- rientreremo a casa dopo una fiera di settore e sparpagliaeremo sulla scrivania gli innumerevoli gadget “trofei di guerra” reperiti tra le corsie dei padiglioni visitati,
- in incognito, attenti agli sguardi indiscreti, ci avvicineremo al box registrazioni del meeting organizzato dalla mia banca di fiducia e ci appingueremo di ogni penna e block notes nel raggio di una nostra apertura alare.
- al convegno medico organizzata da una nota casa farmaceutica, si perderà ogni tipo di dignità e si rastrellerà ogni tipo di gadget messo in esposizione sui banchi ai lati della sala.
E a quel punto potremmo tutti urlare al cielo:
<LA PANDEMIA E’ FINITA!!!! IL GADGET DI LARGO CONSUMO E’ RISORTO>